Bob Marley, la ribellione che si è fatta musica

30.10.2023

Oggi lo definiremmo un cantante "politico", uno di quei pesantoni impegnati e alternativi che non fanno altro che predicare al vento parole di pace e fratellanza in un mondo dal quale sono totalmente sconnessi. Non sarebbe apprezzato oggigiorno, né musicalmente, dal momento che la vacuità contenutistica e la povertà sonora la fanno da padrone, né politicamente, poiché sarebbe stato etichettato come un sognatore, un utopista, un ingenuo e un comunista. Già, perché le sfide dell'oggi e del domani necessitano di "attitudine e pragmatismo", non di certo di congetture a fiori e pensieri pacifisti. Pragmatismo e attitudine... E l'evidenza degli sviluppi internazionali sono chiari: attitudine e pragmatismo...

LA GIOVINEZZA

Nato a Nine Mile, un villaggio giamaicano a poche miglia da Brown's Town, il 6 febbraio 1945, da padre britannico e madre giamaicana, da giovanissimo, appena diciassettenne, decise di diventare un rasta, un seguace del Rastafarianesimo, una religione il cui nome deriva da Ras Tafari, l'imperatore d'Etiopia Hailé Selassié I, secondo la tradizione etiope diretto discendente del Re Salomone, per il quale Marley nutriva una vera e propria venerazione. Musicalmente, Marley tenta di introdursi nel mondo della musica nel 1961, incidendo 'Judge Not', un singolo che tuttavia non riuscì a raggiungere il successo sperato. 

La svolta arrivò tre anni dopo, nel '64, quando insieme a Bunny Livingston e Peter Tosh, decise di dar vita ai The Wailers, gruppo con cui suonò a più riprese ovunque in giro per il mondo, sia pur per soli pochi anni. Fu a cavallo tra gli anni '60 e '70 che Marley cominciò a trattare, all'interno della propria produzione musicale, forti temi di rilevanza sociale, spinosi per l'epoca, come l'uguaglianza, la lotta contro l'oppressione politica e razziale, e, soprattutto, la critica dura e aspra contro quel colonialismo di matrice angloamericana che tanto a lungo aveva danneggiato le popolazioni nere dell'Africa dell'America centro-meridionale. 

Bob Marley con la sua chitarra e la capigliatura inconfondibile
Bob Marley con la sua chitarra e la capigliatura inconfondibile

I SUCCESSI 

 La sua produzione discografica raggiunse apici di successo incredibili tramite la pubblicazione di album storici, come Uprising, Kaya, Surival e Exodus,, e singoli eterni come I Shot the Sheriff, No Woman, No Cry, Is This Love, One Love, Exodus, Africa Unite, Get Up, Stand Up, Three Little Birds, Jammin', Waiting in Vain, Redemption Song,. Il successo del reggae, delle canzoni di Marley, iniziò ad espadersi a macchia d'olio: Bob divenne non solo un musicista di fama internazionale, ma un vero e proprio role model, un simbolo di ribellione e un'icona di libertà. Il raggae, da genere musicale in ascesa, divenne ben presto fenomeno sociale inarrestabile. 

SLIDING DOORS

Purtroppo, però, il destino spesso è oltremodo crudele. Dopo che Eric Clapton, Sua Maestà Eric Clapton, decise di incidere una cover di I Shot The Sheriff, facendo raggiungere al brano un successo inimmaginabile, a Marley venne diagnosticato un melanoma maligno in espansione sotto l'unghia dell'alluce. Pareva, però, che il calcio, sport amato e praticato dall'artista non c'entrasse nulla, e che l'unico modo per limitare il male fosse l'amputazione del dito. Marley tuttavia rifiutò e incise lo storico Uprising nel 1980, che fu suonato in un tour mondiale senza precedenti. Dinnanzi a oltre 100.000 persone, l'icona raggae si esibì a San Siro, in uno degli eventi musicali più attesi d'Europa. 

Soltanto un anno dopo il concerto a Milano, però, Marley, sopravvissuto anche ad un attentato di matrice politica, dovette arrendersi a quel cancro che ormai infestava irrimediabilmente il suo corpo. Morì, da leggenda, all'età di soli trentasei anni.

Una vita per la musica e per la libertà: Bob Marley, ribellione in melodia

-Francesco De Paolis


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