Il sonno della ragione genera mostri
Tavola numero 43 della collezione intitolata Los Caprichos, Il sonno della ragione genera mostri rappresenta ben più di una semplice raffigurazione degli incubi orrorifici e turpi che affliggono il riposo dell'umano: tale opera è un vero e proprio manifesto filosofico che, al pari di un trattato metafisico, non vuole soffermarsi sulla semplice descrizione del fenomeno, ma tenta di spiegare per mezzo di metafore e allusioni l'insieme di allegorie e dietrologie che caratterizzano l'onirico.
La ragione assopita, di fatti, apre ontologicamente a una duplice interpretazione: il momento di cedimento della razionalità può essere derubricato come creazione di un nuovo spazio di inconscia libertà o come via libera all'emersione di forze tenebrose e incontrollabili che presto si tramutano in mostri. Questo dualismo tra prigionia e creatività è senza dubbio uno degli elementi più affascinanti di tale opera.
La figura centrale dell'incisione, un uomo seduto e
immerso in un sonno inquieto, è circondata da creature fantastiche e
grottesche, come gufi e pipistrelli, simboli tradizionali di saggezza e
tenebre. Questi elementi evocano un'atmosfera di ambiguità e tensione, dove il
confine tra sogno e incubo si dissolve, rivelando la fragilità della mente
umana.