Da questo momento in poi iniziano i dolori. Credo fermamente
che gli anni '80 e inizio '90 siano stati la rovina del nostro Paese, della società
italiana.
Gli anni '80 sono contraddistinti dalla cultura dell'anti-politica,
figlia della nausea dei '70, costellati
da stragi, culminate nel tragico 2 Agosto di Bologna. Milano diventa la
capitale della moda, le tv private si espandono. Si diffonde l'interesse per l'effimero, il consumismo vero e proprio. Inevitabilmente, chi cresce in quegli anni lo fa
con l'imprinting datogli dai propri genitori. Quindi:" lavoro c'è", "fai quel
concorso lì, che ti piazzi", "conosci questa persona", "l'inglese non serve". C'è
addirittura chi raggiunge posti ad alti ranghi con il solo diploma liceale. È normale,
però, che le cose cambino, che la situazione economica sia diversa, che alcuni scandali
giudiziari facciano crollare il castello di carta che perdurava da mezzo
secolo.
E, quindi, il vecchio sistema non regge più. Le vecchie consuetudini non funzionano
più.
Chi viene allevato sulle ceneri dell'ormai vecchio status quo, inevitabilmente,
non riesce ad adattarsi al cambiamento.
Non è ovviamente una colpa. Le persone nate in quei
due decenni non hanno potuto scegliere in quale sistema vivere. Resta il fatto,
però, che la classe dirigente germogliata da quei semi si sta dimostrando
scadente. E sono stato generoso (Luigi di Maio).