ANTEFATTI E CRONACA
Dopo un digiuno ventennale, la leggenda del pugilato Mike Tyson ha deciso di mettersi nuovamente in gioco e, alla soglia dei sessant'anni, tornare sul ring per sfidare se stesso, la critica e i propri fantasmi, prima ancora che l'avversario. In tempi di Covid, per dovere di cronaca, si era già reso protagonista di un'esibizione simile; ai tempi affrontò Roy Jones Jr, altra leggenda indiscussa della boxe, ma con un clamore mediatico neanche lontanamente paragonabile a quello suscitato dalla più recente performance sportiva.
Circondati dallo sdegno dei puristi intransigenti e dal fervore dei più, Mike Tyson e Jake Paul, noto youtuber, influencer e boxeur per diletto, si sono avversati in un confronto sulle otto riprese da due minuti l'una, a seguito di una "soap opera" architettata ad arte per accrescere il fermento attorno ad un evento spacciato dai media come epocale.
Il ritorno del "Baddest man on the planet", l'uomo più cattivo del pianeta. La riconsegna al legittimo re di un trono minacciato da un giovane e rumoroso contendente.
In modo molto empatico, mi dispiaccio per chi ci ha creduto.
Mi rammarico nel constatare come quella muscolarità e durezza ostentata dall'anziano ex campione e imbellettata dalla capacità persuasiva dei mezzi di comunicazione possa aver illuso molti.
Mi rattristo nel pensare che quello schiaffo che Tyson ha rifilato al suo sfidante durante la cerimonia del peso abbia potuto far girare la testa ai molti che speravano in una ribalta della tigre indomita di Brooklyn. E forse quello schiaffo la testa l'ha fatta girare molto più a tanti poveri ingenui rispetto persino allo stesso Jake Paul, che sarà stato per giunta ben contento di incassarlo, dato l'introito milionario che l'evento ha generato.