GLI ESORDI
Era 14 settembre 1963. La figura austera di Sir. Busby, iconico allenatore dello United, si avvicinò verso il giovane ragazzo dall'accento nordirlandese, e con il suo fare distaccato pronunciò le seguenti parole: «Oggi entri, figliolo». Niente enfasi né mezzi termini, solo l'inizio di una leggenda infinita, l'ascesa di un mito. Di lì a poco tempo George Best divenne uno dei migliori giocatori al mondo e probabilmente l'ala destra più grande di sempre; ma fu proprio con l'avvento della popolarità che iniziò il declino emotivo e caratteriale: dopo le partite, che in genere terminavano con una vittoria di misura, George, Bobby Charlton, Denis Law e Eddie Gray erano soliti trascorrere serate nei locali di Manchester, non disdegnando compagnia femminile, Champagne o qualche bicchiere (si fa per dire) di Scotch o Brandy.
Per un impacciato ragazzo di Belfast, passato da essere un normalissimo teenager di periferia a star del calcio mondiale, il modo più semplice per integrarsi ed approcciare al gentil sesso era perciò senza dubbio quello di lasciarsi cadere tra le calde braccia di Dioniso e godersi una fama viziosa ed autodistruttiva.